L’arte e il gioco dell’infinito

Incontro con l’artista Giuseppe Macchione e con la sua opera. Giuseppe Macchione (Peppino per gli amici) mi accoglie nella casa di Nocera Terinese, paese dove è nato e dove ritorna ogni estate, sollecito al forte e indomito richiamo della nostalgia. Ogni anno scatta impellente il desiderio di rituffarsi con lo sguardo nei vicoli e nei paesaggi della memoria: essi, più di ogni altra cosa, continuano ad essere nutrimento necessario alle sue percorrenze creative. Dalla porta-finestra del suo studio irrompe la luce intensa dei mattini noceresi e l’occhio insegue e sfiora, quasi con nascosta carezza, i dolci declivi delle colline d’ulivi. Quanto è diverso, aspro e lieve, il paesaggio che si offre alla vista rispetto a quello della Brianza! Quante volte ad occhi chiusi, nei freddi inverni di Monza, ha cercato nel viluppo dei ricordi e richiamato alla mente i paesaggi assolati della sua Calabria! Come altri artisti calabresi che hanno lasciato la propria terra in un’assurda diaspora dispiegando le proprie declinazioni creative fuori dalla propria regione, Macchione ritorna laddove sono le radici del suo mondo espressivo, laddove tutti i percorsi di ricerca intrapresi riconducono immancabilmente. Da Monza, dove vive ed opera per il resto dell’anno, si è snodato il suo cammino artistico: un’evoluzione ed una crescita continue contrappuntate da un’intensa attività espositiva, con mostre personali e collettive di prestigio, non ultima l’antologica del 2008 al Museo Civico di Taverna.

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