La mostra fotografica di Luca Policastri, allestita negli spazi della Galleria d’Arte Quadrature di Caterina Cuda a Lamezia Terme http://www.galleriaquadrature.com/, ha presentato una serie di scatti in bianco e nero del fotografo nativo di Corigliano Calabro, socio fondatore dell’associazione “Corigliano per la fotografia” nonchè vicepresidente Festival della Fotografia ormai considerato tra le manifestazioni settoriali più importanti. La passione per questo peculiare linguaggio espressivo che fissa l’istante dello sguardo e traduce le emozioni e le vibrazioni dell’animo al pari se non più delle parole, ha segnato ogni istante della sua vita, accompagnando e documentando le scelte e le esperienze che ne hanno connotato il cammino evolutivo e di crescita professionale. A Luca Policastri, nella stessa città natale del poeta, è stato assegnato il Premio Franco Costabile per le arti visive e questa raffinata e piacevole parentesi espositiva lametina conferma come, con la sua capacità analitica e la sua rara sensibilità di osservatore attento a tutti gli aspetti della realtà che lo circonda, sia riuscito a cogliere e a fissare nelle immagini esposte la Calabria di Costabile; quella Calabria impoverita dallo spopolamento dei centri storici, dall’emigrazione, considerata come unica risorsa per arginare la piaga annosa della miseria e porre fine alla teoria dei giorni senza futuro. Le immagini di Policastri attraversano e raccontano i luoghi di Costabile, quei luoghi che non sono identificabili con un unico contesto territoriale ma sono tutti i luoghi della nostra Terra che rendono concreti e vivi i suoi versi. Sono gli spazi angusti, i vichi stretti tra le case, i muri in pietra sberciati dal tempo, le finestre e le porte aperte su interni di povertà che, nelle foto di Luca Policastri, traducono lo sradicamento conseguente all’emigrazione; essi, nella loro intensa fisicità visiva, aiutano a capire il dramma di chi ha dovuto rinunciare alle proprie radici, alle proprie matrici identitarie per spostarsi oltre i confini regionali alla ricerca di altri luoghi a cui radicarsi, continuando però a coltivare nel cuore la devastante bellezza di quelli lasciati. Lo sradicamento per Luca Policastri è solitudine, è silenzio immobile, è la sonnolenta e placida staticità dei gatti che, insieme ai vecchi, si crogiolano al sole davanti agli usci, poiché – come scrive Costabile – restano “I vecchi/ che non si muovono dalla sedia, soli/ con la perenospera nei polmoni”; una solitudine e un silenzio rotti dai giochi e dalle grida festose dei bimbi, pochi, come poche sono le famiglie che ancora vivono nei nostri diseredati paesi,nei luoghi storici delle radici. Tra i vicoli accesi a tratti dall’accecante luce diurna, nei lunghi e assolati pomeriggi, tra le pareti scrostate dall’umidità, nella penombra dei vagli, negli slarghi tra le viuzze, Policastri coglie la solitudine, il silenzio duro delle cose, laddove “è stato sempre silenzio”.
Egli percorre con lo sguardo ogni anfratto, ogni pietra, ogni segno, anche quello più nascosto e secretato nell’ombra, nell’oscura ovvietà del quotidiano; ne svela le stratificazioni di memorie, le tracce di vissuti, il crudo disincanto del vivere che ripete nel silenzio “noi siamo/ le giacche appese/ nelle baracche nei pollai d’Europa” (F. Costabile – Il canto dei nuovi emigranti); con lo sguardo scopre dolenti tracciati esistenziali dietro i tratti scavati dei vecchi e, quasi con gesto di tenera carezza, lo stesso sguardo sfiora cose, vecchi, bambini, animali, fissandoli nelle modulazioni chiaroscurali delle immagini, nei tagli di luce radente, nei contrasti netti o smorzati degli scatti fotografici. È la Calabria di Luca Policastri ma, prima ancora, è la Calabria di Franco Costabile, il lieve o tagliente alternarsi ritmico dei suoi versi che descrivono, dipingono con tutta la forza evocatrice della parola, con la dolorosa, cruda evidenza del dire poetico. Una realtà di contrasti violenti, di luci ed ombre nette, che si attenua nei sorrisi e nelle gioiose scorribande di bimbi, colti dall’obbiettivo di Luca Policastri (http://www.lucapolicastri.it/), sulle antiche geometrie del selciato, sugli spessori irregolari dei ciottoli che guardano al cielo: sono loro “il tuo cuore”, sono loro i fiori di antiche radici messe a seccare al sole; “sono succo d’aurora. Calabria/ Rosa nel bicchiere”.
Teodolinda Coltellaro
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